Uno Sciopero Generale necessario

Uno sciopero difficile? Certamente, come sono stati tutti gli Scioperi Generali che abbiamo fatto in questi anni. Sicuramente, nella fase attuale, ancor più difficile per la situazione sociale che stiamo attraversando, di disgregazione, rassegnazione e di un forte vento reazionario che continua a soffiare.

Anche però una situazione di forte disuguaglianze in continuo aumento, di forti umiliazioni per chi è in difficoltà, di situazioni familiari disperate, dove trovare un lavoro è come vincere alla lotteria e chi lo perde rischia l’emarginazione, dove la precarietà è diffusa ovunque, sul lavoro come nell’abitare, i salari e le pensioni sono bloccate da tempo al contrario del costo della vita.
Quale allora sarebbe l’alternativa se non quella della lotta e del conflitto attraverso lo sciopero anche se limitato da leggi imposte? Aspettare in passività che arrivino tempi migliori? Quando mai le Istituzioni hanno fatto questo miracolo? Questa sarebbe la vera illusione.

Come Unione Sindacale Italiana USI – CIT con CUB, SGB, SI Cobas, tutte organizzazioni sindacali di base che non hanno abdicato alla conflittualità sottoscrivendo l’accordo del governo, Confindustria e confederazioni sindacali (Cgil, Cisl, Uil) sulla Rappresentanza Sindacale, abbiamo proclamato lo Sciopero Generale nella giornata del 25 ottobre 2019.
è uno sciopero che in questo momento riteniamo necessario per dare uno scossone, per raccogliere il mugugno diffuso e incanalarlo in una protesta aperta, per andare allo scontro contro un padronato arrogante ed un governo, pur cambiato nelle sue componenti, che non smette di legiferare a favore di chi detiene il potere economico, a scapito della classe lavoratrice e degli strati più disagiati della popolazione.

Non ci si può limitare alla critica dei comportamenti di complicità da parte di Cgil, Cisl, Uil e del codazzo dei sindacati autonomi. Con la loro passività rispetto agli attacchi verso i diritti dei lavoratori e lavoratrici, senza contrapporre un’alternativa sostenuta da una adeguata mobilitazione e conflittualità. Qualsiasi risultato, sperando nel migliore possibile, si possa ottenere dallo sciopero promosso, sarà sempre meglio di un attendismo deteriore e devastante.

In questa dichiarazione di sciopero sono riprese tutte le principali tematiche già presenti negli scioperi precedenti, perché fino a quando non avranno una soluzione soddisfacente rimangono i punti comuni del programma da raggiungere.

I punti consegnati nella motivazione dello sciopero sono: “Aumento dei salari, delle pensioni e salario medio garantito / No alla flat tax e riduzione delle aliquote fiscali su salari e pensioni. Recupero della evasione fiscale e istituzione della patrimoniale / Ridurre l’orario settimanale di lavoro a parità di salario. Superamento dello Jobs act e dei contratti precari / Investimenti pubblici con un piano nazionale di risanamento e difesa dell’ambiente e del territorio / Pensioni a 60 anni o con 35 anni di contributi / Rappresentanza nei luoghi di lavoro, diritto di sciopero. Contro l’accordo truffa del 10 gennaio 2014, Rappresentanza sindacale con elezioni libere, democratiche, contro i decreti liberticidi Salvini 1 e 2 e libertà di sciopero / Diritti universali: alla salute, all’abitare, alla scuola e alla mobilità pubblica e alla sicurezza sul lavoro / Contro le guerre interne ed esterne e le spese militari / Lotta alle disuguaglianze. Abolire quelle salariali, sociali, economiche, di genere e quelle nei confronti degli immigrati / Regolarizzazione di tutti gli immigrati, Ius soli, no ai respingimenti, chiusura CPR. “

In questa tornata di Sciopero Generale si è aperta però in USI una riflessione sulla opportunità di focalizzare nella comunicazione alcuni punti del programma, di cui sentiamo particolare vicinanze e legati alla nostra presenza sul territorio e all’urgenza delle soluzioni.

La nostra organizzazione sindacale è stata da sempre particolarmente legata alla tematica dell’antimilitarismo, che vogliamo anche legare più strettamente possibile agli interessi immediati della classe lavoratrice e degli strati più bisognosi della popolazione.

è di fondamentale importanza evidenziare come la macchina militare, oltre ad essere uno strumento di guerra all’esterno e di repressione all’interno, pesa enormemente nella spesa di Bilancio, in continua crescita al contrario di tutte le risorse sottratte alla soluzione dei nostri principali problemi sociali. Nel 2018 è aumentato del 3,4% per una spesa complessiva di 21 miliardi. Ogni F35, i micidiali caccia-bombardieri progettati per stragi, costa 100 milioni di euro e ne sono stati programmi nel tempo l’acquisto di 90 dagli USA. Abbiamo 34 missioni militari, falsamente definite umanitarie, tra cui nella guerra in Afghanistan, sparse per il mondo, per interessi che certo non sono i nostri. Tutte risorse che possono essere dirottate per migliori salari, pensioni, sanità, scuole, asili e sostegno ai più deboli.

Un’altra priorità identificata è nel capitolo della lotta alle disuguaglianze, soprattutto centrando le condizioni di ricatto che vivono i lavoratori e lavoratrici in molte categorie, divisi e messi in concorrenza fra loro attraverso una miriade di contratti, con valori diversi – vedi il comparto sanità privata – spesso divisi all’interno della stessa azienda. è necessaria da subito una rivendicazione che unifichi, a livello superiore, tutti i contratti all’interno di una medesima categoria, sottraendo i dipendenti al ricatto aziendale ed alla concorrenza fra loro. Come è altrettanto indispensabile azzerare tutte quelle leggi che alimentano le condizioni di precarietà sul lavoro.

Un’altra priorità identificata è nella cancellazione delle leggi repressive contro le lavoratrici e lavoratori italiani e stranieri che osano rivendicare con la lotta i propri diritti. Lo hanno chiamato “decreto sicurezza”, confermato nella sostanza dal nuovo governo, ma sicurezza per chi? Non certo per quanti lottano per i propri diritti e vengono condannati con anni di galera per un picchetto o un blocco stradale. La sicurezza è tutta per i padroni che possono sfruttare gli immigrati per pochi euro al giorno, praticare il “caporalato” ed il lavoro nero, non rispettare i Contratti e invece di essere condannati per le loro “illegalità”, vengono protetti condannando chi lotta per i propri diritti. Che vergogna!

Non sono momenti facili quelli che stiamo vivendo. Ma solo sostenendo le lotte e le mobilitazioni, partecipando attivamente allo Sciopero Generale si può dare quella spinta fondamentale per ottenere validi risultati.

Enrico Moroni

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